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La visione della Meloni per l'Unione Europea

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È passato poco più di un anno da quando è stato eletto il nuovo governo italiano ed è tempo di dare un senso a Giorgia melone'S (nella foto) visione per l’Unione europea, scrive Simone Galimberti, Kathmandu.

È stata definita pragmatica e astuta, capace ma anche populista.

Allo stesso tempo, quasi inaspettatamente, ha mostrato una gestione risoluta negli affari internazionali, soprattutto in relazione all’invasione russa dell’Ucraina.

Il Primo Ministro italiano Meloni ha cercato una posizione cooperativa con l’Unione Europea, qualcosa che, in realtà, molti avevano già e, giustamente, previsto come inevitabile dato che l’Italia è il principale destinatario dei fondi UE per la ripresa post-pandemia.

Eppure si è dimostrata fermamente conservatrice sulle questioni sociali.

Più volte, le sue credenziali demagogiche sono state confermate, ad esempio, durante la recente campagna in Spagna dove aveva rilasciato un breve intervento video a sostegno di VOX, il partito di estrema destra, o quando, la settimana scorsa, è intervenuta in una conferenza convocata dal governo ungherese sulla demografia.

Sono stati scritti molti commenti e articoli di opinione su quella che io chiamo la “dicotomia Meloni”, il suo approccio a doppio taglio alla politica.

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Ma invece di fissarsi troppo sulla diversa varietà delle politiche sociali della Meloni o sulla sua adesione ai valori democratici, una domanda molto più interessante sarebbe chiederle di definire la sua visione per l’Europa.

Il tempo trascorso al governo potrebbe sicuramente averla aiutata a sviluppare una visione più sfumata del continente.

Il fatto è che i problemi più complessi che affliggono gli Stati membri dell’Unione Europea non possono essere affrontati senza un approccio comune e unitario.

Mentre era all’opposizione e scalava le urne con la sua retorica radicale e accattivante, il Primo Ministro italiano ha opportunamente fatto finta di non saperlo.

Ora è impossibile per lei negare o minimizzare il modo intricato in cui si intrecciano giorno dopo giorno la politica europea e quella nazionale.

Come leader non solo del suo partito ma anche dei conservatori e riformisti europei, ECR, la sua proposta chiave è stata la promozione di un'Europa delle nazioni e di un progetto europeo basato sulle patrie.

Concetti così estremamente vaghi sono stati raggruppati dalla Meloni e dai suoi colleghi conservatori sotto l’idea generica di creare una Confederazione europea.

Ora è giunto il momento che il Primo Ministro Meloni presenti una proposta concreta su cosa significherebbe nella pratica tale entità.

La crisi migratoria in corso a Lampedusa spinge la Meloni a sottolineare che solo una “soluzione europea” può arginare il flusso di migranti in cerca di una vita migliore nel vecchio continente.

La realtà è che non solo Lampedusa o l’Italia che hanno raggiunto la capacità di accogliere i nuovi arrivati, ma è tutta l’UE sotto stress, è davvero una questione continentale che colpisce l’intera Unione Europea.

Da politica accorta, il Primo Ministro Meloni avrebbe potuto finire per convincersi che siano necessarie altre “soluzioni europee” per affrontare le sfide comuni cui deve far fronte l’Europa.

Come questi piani si conciliano con la sua idea di confederazione?

Spiegare con una proposta concreta cosa significa nella pratica la sua Confederazione europea può definire la prospettiva futura della Meloni di rimodellare il continente.

La realtà è che, su molti livelli, l’UE è già di fatto una confederazione di nazioni.

Tuttavia, solo una politica estera e di difesa comune totalmente unitaria, insieme ad altre riforme chiave del Trattato, di cui ce ne sono molte e necessarie, renderebbero l’Unione esistente una vera confederazione e un’istituzione più adatta a servire i suoi cittadini.

Solo una notevole quantità di potere sovrano trasferito a un governo centrale molto più potente a Bruxelles può far sì che ciò accada.

In che modo la visione del Primo Ministro italiano di una confederazione europea può rappresentare la migliore risposta alle molteplici sfide affrontate dall'UE?

Nella sua festa manifesto lo scorso anno, un documento molto più moderato e meno radicale di quello presentato per il con i più recenti Alle elezioni europee del 2019 si è proposto di “rilanciare il processo di integrazione europea, centrato sugli interessi dei cittadini e capace di affrontare le sfide del nostro tempo”.

Come può questo tipo di dichiarazioni generiche e prive di dettagli salvaguardare e proteggere i bisogni e le aspirazioni dei cittadini europei?

Con la pressione proveniente dall’Est e con un certo numero di nazioni che premono per aderire all’UE, sta emergendo una tacita inevitabilità sul fatto che qualsiasi allargamento significativo può avvenire solo con una riforma significativa del Trattato.

Dall’eliminazione dell’unanimità nel processo decisionale, all’elezione diretta del Presidente della Commissione Europea, a maggiori poteri legislativi al Parlamento, a un’integrazione reale e significativa delle politiche estere e di difesa, a una nuova governance basata su un’Europa a più velocità, ci sono molti problemi che necessitano di una soluzione.

Abbiamo bisogno ora che il Primo Ministro Meloni espliciti la propria idea di Europa, soprattutto in vista delle elezioni europee del prossimo anno.

La sua confederazione significherà una regressione del processo di integrazione, come molti temono, con il rimpatrio di molti poteri ora gestiti a Bruxelles, o un modo davvero intelligente di fare meno ma meglio?

Se è quest’ultima, in quali aree la Meloni immagina che l’UE possa fare meglio? Come?

Ad esempio, come si possono realmente centralizzare le competenze nazionali fondamentali come la difesa e la politica estera?

Cosa significa in pratica la proposta di creare una colonna europea della NATO, come affermato nel manifesto del suo partito l'anno scorso?

Come realizzare una proposta di questo tipo che la allineerebbe su una posizione abbastanza vicina a quella promossa finora dal presidente francese Macron, rivale ideologico della Meloni e con il quale lei si è spesso scontrata?

L’UE dovrebbe tornare alle decisioni del Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999?

Poi gli Stati membri impegnato “essere in grado, entro il 2003, di schierare entro 60 giorni e sostenere per almeno un anno forze militari fino a 1-50,000”.

Il Primo Ministro Meloni è pronto a sostenere le Conclusioni di Helsinki o, invece, è disposto a restare fedele all’attuale e poco ambizioso piano di istituire un cosiddetto Capacità di distribuzione rapida di 5000 soldati entro il 2025?

La signora Meloni sostiene il recente proposta di un gruppo di esperti franco-tedeschi di una UE a quattro velocità?

In materia di applicazione della legge all'interno dell'Europa, sosterrà un'ulteriore espansione del potere di Europol, trasformandolo in una vera forza di polizia?

Che ne dici di concedere più poteri e risorse a Frontex, l’agenzia di frontiera dell’UE che sostanzialmente non è in grado di svolgere pienamente la sua funzione principale di protezione dei confini europei a causa del suo mandato limitato a sostegno delle autorità nazionali?

Quali competenze verranno restituite alle capitali? Quali saranno, invece, interamente affidate ad un’autorità centrale confederale con sede a Bruxelles?

Le sue politiche sulle questioni sociali e morali sono ormai ben note.

Non si può dire lo stesso dei suoi progetti per l’Europa.

Ciò di cui abbiamo bisogno ora è che il Primo Ministro Meloni si rivolga agli europei e spieghi perché la sua Confederazione delle Nazioni è la migliore per proteggere e rafforzare il continente.

La Meloni, pienamente consapevole della complessità delle sfide globali affrontate dal suo Paese e dall’intero continente, deve ora presentare un piano coerente e dettagliato su come farlo.

Inoltre, in che modo la sua idea di confederazione differisce, in termini concreti, dalla posizione federale abbracciata dai suoi rivali progressisti?

Non c’è posto migliore del Parlamento Europeo per rivelare come sarà un’Europa adatta al XXI secolo per il Primo Ministro Meloni.

Prima Meloni chiarirà la sua posizione con una proposta esaustiva sul futuro dell’Europa, più avrà l’opportunità di plasmare, alle sue condizioni, il dibattito sul futuro dell’UE.

L'autore scrive sugli affari dell'Asia Pacifico con particolare attenzione al Nepal e al Sud-est asiatico.

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