Antisemitismo
#Israele - Un giudice senza giudizio
È profondamente angosciante che nel mezzo della crisi globale del coronavirus ci siano quelli nei media occidentali che hanno insinuato che gli ebrei, o meglio Israele, abbiano diffuso il virus, scrive Fiamma Nirenstein.
Più doloroso, tuttavia, è che Fatou Bensouda, procuratore capo della Corte penale internazionale (ICC), marcia avanti con accuse contro Israele per crimini di guerra. Per fare ciò ha dovuto stabilire che la "Palestina" è uno stato. Lo ha fatto, così può, secondo le regole insolite e sorprendenti della Corte penale internazionale, sposare il suo animus anti-israeliano.
Ha abbracciato una posizione contestata da dozzine di esperti e istituzioni, compreso il governo tedesco. La storia del procuratore della CPI è molto politica. Gli Stati Uniti le hanno revocato il visto di ingresso a causa delle sue posizioni di continui pregiudizi contro Israele e gli Stati Uniti. Coloro che sostengono la posizione palestinese sono la Lega araba e l'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC).
La Palestina è stata accettata nell'Assemblea degli Stati parti della CPI nel 2015 e Bensouda afferma di non aver ricevuto obiezioni formali. La verità, tuttavia, è che il Canada ha presentato un'obiezione formale e Paesi Bassi, Germania e Inghilterra avevano tutti tenuto discorsi contro l'adesione della Palestina. Lo statuto della CPI limita la sua giurisdizione agli Stati membri.
Oggi non esiste uno Stato palestinese, la decisione è stata presa come mezzo politico per far avanzare le richieste palestinesi e vari gruppi anti-israeliani, oltre a minare e predeterminare qualsiasi negoziazione tra le parti. L'ICC a causa della scelta di Bensouda riduce notevolmente non solo il suo ruolo di super partes come giudice, ma anche la sua integrità e credibilità internazionale.
Bensouda riconosce il suo "stato palestinese" affidandolo al concetto di "autodeterminazione" e ad una serie di dichiarazioni che mettono a nudo i suoi pregiudizi anti-israeliani, così grossolani che è difficile credere che provengano da un così illustre procuratore piuttosto che un bambino ignorante. Il prossimo passo che ha in mente è sicuramente provare Israele: un altro anello necessario nella solita catena dell'Israelofobia. Tutto questo, purtroppo in questi tempi di coronavirus, in cui Israele combatte valorosamente per la propria vita e quella dei suoi vicini, anche quelli di Hamas (a proposito, Bensouda potrebbe forse riconoscere quanto segue: ci sono due stati palestinesi, uno a Ramallah e uno a Gaza).
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