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L'alleato silenzioso di Mosca nella guerra energetica europea

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Mentre l’UE spinge per rompere la sua dipendenza dall’energia russa, cominciano ad emergere divisioni interne, in particolare in Ungheria, scrive Eliah Y. Mentre Bruxelles invoca unità e indipendenza strategica, l'Ungheria ha silenziosamente mantenuto legami che sembrano sostenere l'influenza del Cremlino nell'Europa orientale. Questo si sta manifestando in modo più evidente in Moldavia, un Paese intrappolato tra l'orbita dell'UE e quella della Russia, dove compagnie energetiche legate all'Ungheria, operatori politici e oscuri rapporti commerciali stanno plasmando sempre più il panorama energetico a favore di Mosca.

Al centro di questa rete vi sono diverse aziende energetiche moldave legate a potenti circoli oligarchici e una società energetica registrata in Svizzera sotto controllo ungherese, i cui legami con il capitale e le infrastrutture russe sono ben noti. La componente politica è altrettanto significativa, rappresentata da un gruppo legato all'oligarca latitante Vladimir Plahotniuc e rimane profondamente radicata nell'apparato energetico e politico del Paese.

In questo contesto, un operatore energetico relativamente nuovo ha rapidamente assunto un ruolo di primo piano. Nonostante la sua breve storia operativa, alla fine del 2023 si è aggiudicato un importante accordo per l'importazione di gas dalla Turchia, coprendo oltre la metà del consumo nazionale giornaliero della Moldavia. Il contratto, in particolare, ha bypassato la regione separatista della Transnistria, interrompendo i consolidati modelli di approvvigionamento. Le indagini suggeriscono che l'azienda sia legata a un ex membro della cerchia ristretta di Plahotniuc, sollevando interrogativi su come siano stati ottenuti un accesso al mercato e un'influenza così rapidi, soprattutto in un settore così strettamente controllato e politicamente sensibile come quello del gas.

Nel frattempo, da Occidente, un'azienda più consolidata, controllata dall'Ungheria, sta silenziosamente espandendo la propria influenza. Sebbene abbia sede in Svizzera, l'azienda opera con il forte sostegno di Budapest, grazie ai legami con il governo di Viktor Orbán. È diventata un attore chiave nei flussi regionali di gas. All'inizio del 2025, dopo che la Russia ha interrotto il transito del gas attraverso l'Ucraina, l'UE ha stanziato 20 milioni di euro per la fornitura di gas alla Transnistria. Questa azienda è stata selezionata per gestire la fornitura, rendendo di fatto un intermediario legato all'Ungheria il ponte logistico tra i fondi di emergenza dell'UE e una regione separatista allineata al Cremlino.

La scelta non è stata casuale. I rapporti passati dell'azienda ne sottolineano ulteriormente il ruolo di cerniera geopolitica tra Europa e Russia. Nel 2019, ha avviato una joint venture con un'azienda serba, di cui Gazprom Neft detiene la maggioranza, per lo sviluppo di un parco eolico. Nel 2022, ha ottenuto finanziamenti per oltre 1 miliardo di euro da un consorzio bancario che includeva importanti istituti di credito russi (Sberbank e Gazprombank), nonostante le crescenti sanzioni occidentali. È stata anche implicata nell'importazione di GNL russo nell'UE, sfruttando le lacune normative, nonostante Bruxelles si impegnasse a interrompere i legami con il settore energetico di Mosca.

La posta in gioco è alta. Quando la Russia ha interrotto i flussi di gas attraverso l'Ucraina alla fine del 2024, la Moldavia e la Transnistria sono precipitate in una crisi. La Moldavia si è affrettata a reindirizzare le riserve e l'UE è intervenuta con fondi di emergenza, ma le infrastrutture e la logistica sono rimaste nelle mani di intermediari legati agli interessi ungheresi. Il risultato: una situazione in cui gli aiuti dell'UE e la strategia russa hanno coesistito a disagio, agevolata da attori la cui lealtà rimane ambigua.

Al centro della strategia russa a lungo termine non c'è solo il controllo dell'approvvigionamento, ma anche la trappola finanziaria. Il controllo russo sul futuro energetico della Moldavia va oltre la manipolazione del mercato. Attraverso la sua partecipazione in Moldovagaz, Gazprom continua a esercitare la sua influenza attraverso un debito crescente, che ora supera gli 8.5 miliardi di dollari. Questo onere, in gran parte legato al gas utilizzato in Transnistria ma sottoscritto da Chişinău, conferisce a Mosca una potente leva sul futuro politico della Moldavia. I tentativi di verificare o rinegoziare questo debito hanno costantemente incontrato resistenza, a sottolineare quanto profondamente interconnessi siano dipendenza e sovranità energetica.

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Un punto cieco strategico a Bruxelles

Il ruolo dell'Ungheria nel sostenere l'influenza russa, sia attraverso accordi statali che tramite intermediari privati, espone una vulnerabilità critica all'interno dell'UE. Mentre Bruxelles porta avanti ambiziose strategie di disaccoppiamento, gli attori interni continuano a facilitare canali energetici paralleli a vantaggio del Cremlino. La Moldavia, in bilico tra riforme e regressione, è sempre più intrappolata in questa rete.

Se l'UE non affronta queste contraddizioni interne e non impone un controllo più rigoroso sui propri membri, la visione di un'Europa energeticamente indipendente potrebbe rivelarsi illusoria. L'Ungheria, lungi dall'essere un'eccezione passiva, è diventata una risorsa strategica nell'estendere la portata energetica e politica della Russia ad alcune delle frontiere più fragili del blocco.

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